«Bene bennihos e bene acatahos». Nicoletta Menneas ha ancora il colpo di glottide, come se non si fosse mai allontanata un solo giorno dalla sua Orgosolo. Eppure è da oltre trent’anni che vive in Umbria. E proprio qui, in terra umbra, a Perugia, fa gli onori di casa, dando il «benvenuti e bentrovati» mentre taglia il nastro della nuova casa dei sardi emigrati: Shardana, è il nome del circolo appena riconosciuto ufficialmente dalla Regione Sardegna, tenuto a battesimo dalla Fasi, la Federazione delle associazioni sarde in Italia.
Ieri sera la cerimonia solenne, al n° 77 della Strada Tuderte, a Montebello. «Abbiamo iniziato questo percorso sei anni fa – spiega Menneas –, da allora abbiamo organizzato 43 eventi, sia in presenza, sia da remoto, eventi culturali, solidali, sa paradura, per esempio, per i pastori di Cascia e di Norcia, abbiamo partecipato diverse volte alla Marcia della Pace… insomma: ne abbiamo fatte tante». «Era un’esigenza concreta – aggiunge al microfono – della numerosissima comunità dei sardi che vive in questa meravigliosa terra che è l’Umbria» si emoziona la presidente dell’associazione culturale Shardana di Perugia.
Con lei, in prima fila, le donne e gli uomini del circolo, volontari sempre pronti a rimboccarsi le maniche pur di mettersi a disposizione. Ci sono tanti rappresentati Fasi, arrivati nel cuore dell’Italia da tutte le parti della Penisola. Da Cagliari è arrivata per l’occasione la vice presidente della Regione, l’assessore Alessandra Zedda. «L’apertura di un nuovo circolo – dice – è come la nascita di un nuovo figlio, Perugia è un centro prestigioso, oggi poi è anche una giornata particolare, è la Festa della Repubblica, credo che occasione migliore non potessimo trovare». L’assessora Zedda annuncia la prossima Conferenza internazionale dell’emigrato, «per fine settembre, ottobre, a Cagliari». Soprattutto parla davanti agli emigrati che gremiscono la sala del nuovo circolo “Shardana” mettendo in risalto «la grande passione degli emigrati per la Sardegna, un legame che non viene mai a mancare. Gli emigrati sono i missionari di Sardegna, il miglior segno distintivo della nostra isola». Simona Meloni ed Erika Borghesi, consigliera regionale dell’Umbria, la prima, consigliera comunale di Perugia, la seconda, dicono quasi in coro che la comunità dei sardi «ha portato cultura e valori, arricchimento per tutti». Anche il parroco di Montebello, don Giovanni Amico, lui pugliese in terra umbra, fa l’elogio della comunità shardana. Caso vuole che sia tornato oggi proprio dalla Sardegna, è stato ad Arbus. C’è Elio Turis: originario di Ittireddu, del Circolo di Siena, è il coordinatore Fasi del centro-sud, un punto di riferimento per le numerose associazioni dei sardi in Italia. «Sono più di 70 i circoli dei sardi, tantissimi in tutto il mondo». «A distanza di chilometri sentiamo l’esigenza di creare un punto di incontro, un punto di riferimento – riprende fiato Nicoletta Menneas –. L’inaugurazione di questa nostra sede è un punto di partenza, speriamo diventi un vero e proprio presidio».
L’applauso al presidente dei presidenti Bastianino Mossa è quasi liberatorio. Appena il veterinario di Bultei di casa a Piacenza prende parola, la sala ascolta in silenzio. «Quando entriamo in questo mondo, è importante la responsabilità che ci assumiamo. Ricordiamoci che siamo ambasciatori della Sardegna. Per questo è giusto che quello che facciamo lo sappiano tutti. Ecco perché abbiamo iniziato un viaggio insieme al quotidiano “La Nuova Sardegna”. Il progetto ha preso il nome di “Arcipelago Sardegna”, pagine quindicinali che verranno lette ovunque, è una grossa responsabilità per tutti noi. Non è certo un esercizio di stile, così, fatto perché ci piace farlo: è un impegno, un filo che ci lega, tutti i circoli insieme, noi che arriviamo da tanti paesi, da tanti rioni. È la nostra anima, è la nostra forza. Quello che il nostro mondo deve fare è sostenere la nostra Sardegna – ribadisce ancora Mossa –, bisogna ribaltare il vecchio concetto di emigrazione, oggi l’emigrazione è una grande risorsa».