Mannigos de memoria

Mannigos de memoria

E' un progetto di ricerca dell’Università per Stranieri di Siena e della Federazione delle Associazioni Sarde in Italia (F.A.S.I.) incentrato sulla trascrizione, annotazione e informatizzazione dei corpora di parlato spontaneo del sardo della diaspora Mànnigos de memòria in limbas dae su disterru ‘assaggi di memoria in lingue dalla diaspora’.

Le attività qui proposte si pongono come prosecuzione e ampliamento dell'esperienza iniziata nel 2008, nell’ambito del progetto Mànnigos de memòria in limbas dae su disterru, finanziato dalla Regione Autonoma della Sardegna e coordinato dalla F.A.S.I.

Il progetto, realizzato nel biennio 2008-2010, si proponeva di documentare la memoria dei sardi residenti sia nella penisola italiana (con l’esclusione, pertanto, delle isole del territorio nazionale) che in Francia, attivi nella rete delle associazioni sarde. A tal fine, sono state condotte 210 interviste che hanno coinvolto esclusivamente parlanti nativi di tutte le varietà sarde e delle altre varietà alloglotte parlate in Sardegna (gallurese, sassarese, tabarchino e catalano di Alghero). I materiali raccolti sono conservati nell’archivio visuale della Federazione Italiana e in quello dell’Assessorato della Regione Autonoma della Sardegna. Le interviste sono state in parte trascritte usando le modalità alle quali si farà riferimento successivamente. Dal materiale raccolto nella penisola italiana, è stato inoltre estratto un documentario video di circa trenta minuti, dal titolo “Aio gana de essire…” (‘avevo voglia di uscire’), volto a descrivere brevemente i temi trattati e le modalità di svolgimento delle interviste.

La raccolta dei dati rappresenta un’importante risorsa per l’analisi linguistica, storico-culturale, sociale e antropologica della diaspora sarda. In particolare, la trascrizione delle interviste consente un’inedita rappresentazione della varietà del parlato sardo, che ad oggi risulta poco rappresentata in termini di collezione di dati; non sono infatti numerosi gli strumenti disponibili per lo studio del parlato spontaneo o semispontaneo del sardo.

La lunghezza di ciascuna intervista varia da un minimo di circa venti minuti a un massimo di oltre un’ora. I diversi colloqui seguono uno schema procedurale standard, i cui argomenti possono in parte variare a seconda della tipologia dell’informatore (per es. età, sesso, ecc.).

I dati raccolti per la ricerca comprendono interviste condotte secondo la tecnica del colloquio “semidirettivo”, vale a dire colloqui semistrutturati che consentono all’intervistatore di proporre al proprio interlocutore alcuni argomenti da sviluppare, ammettendo digressioni di diverso tipo. Tale tecnica, scevra di rigidi vincoli procedurali e tematici, si è rivelata vantaggiosa perché ha permesso di limitare eventuali inibizioni o esitazioni da parte dell’intervistato; a tal fine sono stati ammessi interventi fàtici o segnali gestuali da parte dell’intervistatore, volti ad assicurare la permanenza del canale della comunicazione.

I parlanti sono stati suddivisi in tre macrocategorie: i) uomini sopra i 35 anni di età, ii) donne sopra i 35 anni di età, iii) giovani di entrambi i sessi dai 18 ai 35 anni. La prima e la seconda categoria includono gli iscritti alle associazioni sarde e/o i dirigenti e i fondatori delle medesime. La classificazione tiene conto degli orientamenti organizzativi della Regione Autonoma della Sardegna e della Federazione delle Associazioni Sarde in Italia (F.A.S.I.); in particolare, quest’ultima elegge tra i suoi organi dirigenti un coordinamento per la categoria “donne” e uno per le politiche giovanili.

Pur mantenendo una base tematica comune (in particolare, le storie di emigrazione), gli argomenti privilegiati variano in parte sulla base della categoria dell’intervistato.

Il primo gruppo (uomini ≥ 35 anni) si è rivelato particolarmente interessante sul piano culturale, e in particolare dal punto di vista della documentazione dei mutamenti che hanno investito le società tradizionali dopo la Seconda guerra mondiale, soprattutto a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso. Le principali tematiche trattate durante i colloqui con il primo gruppo sono le seguenti:

  1. la situazione familiare in Sardegna prima della partenza;

  2. il percorso scolastico;

  3. l’eventuale attività lavorativa nel paese d’origine;

  4. i motivi dell’emigrazione;

  5. il primo viaggio;

  6. la scelta del luogo nel quale emigrare;

  7. la rete di amicizie;

  8. la difficoltà/facilità di integrazione nella terra di arrivo;

  9. usi, costumi, norme che hanno semplificato/complicato la vita nella terra di arrivo;

  10. i rapporti con gli altri conterranei;

  11. i rapporti con le comunità ospitanti;

  12. rapporti amicali e affettivi;

  13. educazione dei figli;

  14. ritorni in Sardegna;

  15. la percezione dei cambiamenti in Sardegna.

Anche il secondo gruppo ha fornito spunti interessanti sul piano culturale, in particolare in merito alle storie di ricongiungimento. In generale, l’intervista dedicata a questo gruppo ha seguito lo schema visto sopra per il primo gruppo, ma è stata occasionalmente integrata da alcuni punti, come i seguenti:

  1. la decisione di seguire il proprio marito nella terra di emigrazione;

  2. le difficoltà derivanti dalle problematiche culturali legate alla diversità di usi e costumi;

  3. il mantenimento/l’abbandono di alcune abitudini alimentari legati alla terra d’origine;

  4. l’eventuale inserimento nel mondo del lavoro;

  5. contatti/ esperienze comuni con le altre donne nella terra d’arrivo.

Se l’informatore (uomo o donna che fosse) apparteneva anche alla categoria dei dirigenti e dei fondatori delle associazioni sarde si è tenuto conto delle peculiarità geografiche, sociali e culturali delle realtà nelle quali sono sorti i circoli. Le tematiche considerate in questi casi sono le seguenti:

  1. contatti con i conterranei;

  2. decisione di fondare l’associazione;

  3. mezzi coi quali si sono riuniti i sardi residenti nell’area in cui si intendeva creare l’associazione;

  4. difficoltà nella gestione dei rapporti con le istituzioni;

  5. diffidenza della popolazione locale;

  6. contatti e collaborazioni con le istituzioni locali.

Il terzo gruppo (i giovani compresi tra 18 e 35 anni) rappresenta una categoria assai interessante ed eterogenea, che contiene da un lato giovani nati e cresciuti in Sardegna, e dall’altro giovani sardi di seconda o terza generazione. In questo caso le interviste hanno toccato alcuni argomenti specifici, in parte diversi tra loro a seconda della sottocategoria a cui l’informatore appartiene. Nel caso di giovani sardi di prima generazione, è stato generalmente utilizzato il seguente schema:

  1. decisione di andare a studiare/lavorare/ specializzarsi lontano dall’isola; diversità tra la vita in Sardegna e quella nel luogo di arrivo;

  2. legami con gli altri studenti/lavoratori;

  3. conoscenza e uso di altre lingue oltre all’italiano;

  4. contatti con studenti/lavoratori provenienti da paesi stranieri;

  5. contatti con le Associazioni culturali sarde;

  6. ritorni sull’isola e contatti con i coetanei rimasti in Sardegna;

  7. progetti per il futuro, eventuale desiderio di tornare.

Per i giovani di seconda generazione, le interviste hanno in genere toccato le seguenti tematiche:

  1. interessi e attività dell’intervistato;

  2. come e perché si è imparata una varietà di sardo;

  3. con chi di solito ci si esprime in sardo;

  4. a quale età si è fatto il primo viaggio sull’isola;

  5. quali sono i contatti che si intrattengono con il paese d’origine dei genitori;

  6. come sono i rapporti con i coetanei residenti in Sardegna;

  7. quanto conta nella propria identità il mantenimento del sardo;

  8. quali sono i rapporti che si sono instaurati con le associazioni culturali sarde (ammesso che ci siano dei contatti e dei rapporti di collaborazione);

  9. quale livello di conoscenza si pensa di avere della realtà socio-culturale dell’isola;

  10. quanto ci si sente legati alla terra di origine e quanto a quella nella quale si è cresciuti.

Al fine di creare un buon bilanciamento tra le diverse varietà di sardo e di includere un ampio novero di possibili fenomeni di contatto tra sardo e altre varietà romanze, si è inoltre cercato di rappresentare sia la geografia delle differenti associazioni (dunque operando una selezione tra le interviste realizzate nelle differenti zone del continente italiano in cui sono attivi circoli sardi), sia quella delle varietà linguistiche sarde (dando cioè conto della variazione diatopica della lingua sarda).

Nelle fasi preliminari del progetto sono stati stabiliti alcuni criteri di selezione delle interviste da trascrivere, nonché le modalità di trascrizione delle stesse. In particolare, per poter rendere possibile una prima analisi dei dati e di definire le convenzioni di trascrizione, nella fase preliminare del lavoro si è scelto di trascrivere solamente il 15% delle interviste raccolte. Al fine di dar conto dell’estrema complessità sociale e antropologica del mondo dell’emigrazione, non si è ritenuto di dover escludere nessun tipo di esperienza di mobilità. Dalle interviste, infatti, è emerso un cospicuo numero di “emigrati” per motivi intellettuali (studi universitari, formazione culturale, occasioni professionali), oggi in costante aumento. La scelta di documentare esperienze di questo tipo non è però fuorviante; si è infatti dato quantitativamente il giusto spazio ai racconti di coloro che hanno preso parte ai flussi emigratori dopo il secondo dopoguerra, e hanno lasciato l’isola principalmente per bisogno. Non sono stati fatti giudizi di maggiore o minore “purezza” della varietà linguistica utilizzata da informatori e raccoglitori. Sebbene talvolta gli italianismi impiegati, così come l’influsso costante della sintassi italiana potesse sembrare stridente, si è comunque ritenuto di non escludere questi ed altri fenomeni di interferenza.

  1. Norme per la trascrizione delle interviste

Le norme per la trascrizione sono state elaborate congiuntamente dal Comitato Scientifico. Ogni trascrizione è introdotta da una breve nota linguistica che, per sommi capi, fornisce alcune informazioni sulla varietà parlata dall’informatore. In alcuni casi le trascrizioni non documentano per intero le singole interviste selezionate, ma stralci significativi, nella prospettiva di aumentare il numero degli informatori e della documentazione delle differenti esperienze.

Ai fini della fruibilità delle trascrizioni si è scartata l’ipotesi di utilizzare la trascrizione fonetica e si è pertanto preferita quella di natura ortografica, per agevolare il trattamento dei dati sul piano computazionale e permettere una migliore leggibilità del materiale raccolto Le particolarità linguistiche di informatori e intervistatori sono state comunque salvaguardate attraverso l’utilizzo di alcune norme grafiche fondamentali ma senza alcuna volontà standardizzante.

Le domande degli intervistatori sono trascritte in corsivo così da distinguerle nettamente dalle informazioni fornite dagli intervistati. Si sono adoperate alcune scelte ortografiche in linea con le principali proposte di standardizzazione ortografica:

i) non sono segnalate le modificazioni alle quali vanno incontro nel parlato le consonanti finali etimologiche -s e -t;

ii) in nessun caso si è ritenuto di dover segnalare le vocali paragogiche, le quali, pertanto, non vengono mai trascritte;

iii) per le varietà nuoresi-logudoresi che non conservano la -t finale nel morfema di terza persona plurale (< lat. -nt) si è preferito rappresentare la terza persona plurale come segue: -n;

iv) si è segnata l’affricata dentale sorda con <tz> e la sonora con <z>;

v) sono state trascritte come doppie solamente le consonanti b/bb, d/dd, l/ll, m/mm, n/nn, r/rr, s/ss;

vi) non vengono resi graficamente i suoni retroflessi tipici di tutte le varietà sarde: p. es [púɖɖa] ‘gallina’ o [káɳɖɔ] ‘quando’ sono trascritti pudda e cando;

vii) si è ritenuto utile segnare l’accento grafico nei seguenti casi:

  1. nelle parole ossitone, quando l’accento consente di disambiguare alcune forme verbali: cfr. Dorgali andàs ‘(tu) andavi’ ma Dorgali andas ‘(tu) vai’; Serramanna andàt ‘(egli) andava’, ma Serramanna andat ‘(egli) va’;

  2. L’accento è sempre grave e ha dunque un valore esclusivamente grafico;

  3. nelle parole proparossitone: òmine ‘uomo’, fèmina ‘donna’. Tuttavia, si sceglie di porre anche nelle proparossitone grafiche (p.es. travàgliu ‘lavoro’ o bèciu ‘vecchio’);

  4. nel testo sardo non si fa uso del grafema italiano <q> sempre sostituito da <c> (p.es. trancuillu ‘tranquillo’);

  5. poiché l’articolo indeterminativo sardo è unu / una l’elisione viene segnalata anche nel maschile;

  6. l’elisione nelle preposizioni semplici è quasi sempre evitata (p.es. fiza de mama e non fiza ‘e mama), pur nella consapevolezza che tale convenzione potrebbe oscurare il flusso fonico prosodico della frase; allo stesso modo nelle preposizioni articolate si preferisce la forma estesa (p.es. chin su babbu e non chissu babbu);

  7. nel caso in cui ci siano delle forme atone che si appoggiano a una forma verbale si è scelto di separarle attraverso l’utilizzo del segno <->: p.es aperende-la ‘aprendola’.

I riempitivi e le congiunzioni tipicamente italiane utilizzate durante l’intervista sono trascritti in corsivo e secondo l’ortografia italiana. Sempre in grafia italiana sono state trascritte parole o frasi pronunciate in italiano dagli intervistati e dagli intervistatori.

 

  1. Possibili implementazioni del progetto

La realizzazione del progetto nel periodo 2008-2010 ha evidenziato alcune aree di miglioramento, chiamate a tradursi, in particolare, nella necessità di: 

i) espandere la raccolta di dati attraverso il completamento delle attività di trascrizione;

ii) sottoporre ad analisi linguistica i dati raccolti, allo scopo di promuovere lo studio della lingua in ambito scientifico e l’ampliamento delle risorse a disposizione dell’insegnamento;

iii) implementare il database per mezzo delle tecniche in uso alla linguistica dei corpora e alla linguistica computazionale, ai fini dell’ampliamento delle risorse computazionali per il processamento del linguaggio naturale;

iv) diffondere i dati e i risultati della ricerca nell’ambito della comunità accademica e degli studi specialistici;

v) Promuovere e consolidare l’uso della lingua tradizionale non solamente nelle comunità diasporiche ma anche, attraverso la diffusione dei risultati negli ambianti non specialistici, anche presso enti e istituzioni locali.

vi) incentivare e acquisire nuovi studi teorico-descrittivi sulla lingua sarda.

Per quanto già si siano elaborati i criteri di trascrizione e di analisi dei dati, il processo di trascrizione delle interviste italiane e francesi non può ancora dirsi concluso.

Tale processo costituisce una attività complessa e molto articolata, tuttavia necessaria per poter consentire la diffusione dei dati nell’ambito della comunità scientifica e per permetterne l’utilizzo per attività di promozione dello studio o dell’insegnamento della lingua. Data la complessità, le attività di trascrizione delle interviste richiedono l’investimento sistematico e costante sul piano temporale di più risorse umane.

La trascrizione delle interviste potrebbe implementare il materiale interrogabile attraverso strumenti informatici per la marcatura automatica di testi, e per la creazione e la consultazione di corpora elettronici (come, ad esempio, il software Sketch Engine).

In questo senso è stato particolarmente promettente uno studio preliminare (i cui dettagli saranno pubblicati sulla rivista internazionale di classe A in lingua inglese Italian Journal of Linguistics) condotto da Valentina Piunno, Vittorio Ganfi e Simone Pisano nel quale si descrive come i dati del progetto trascritti sono stati analizzati attraverso il software Sketch Engine, e sottoposti ad elaborazione computazionale per l’identificazione, per l’annotazione e la quantificazione delle diverse forme grafiche presenti (ad es. la tokenizzazione, l’annotazione grammaticale e la lemmatizzazione per parti del discorso). In particolare, mediante il software Sketch Engine è stata effettuata un’annotazione morfosintattica preliminare, con la quale è stato possibile individuare le maggiori classi lessicali associate a ciascuna forma grafica e le relative proprietà morfologiche. A tal fine, è stata applicata l’annotazione automatica standard per i testi di lingua italiana; tale operazione ha tuttavia presentato alcuni limiti, dovuti alla mancanza di un dizionario informatizzato (o di un dizionario forma-lemma costruito ad hoc per il riconoscimento automatico dei lessemi) di sardo all’interno del software utilizzato, attraverso il quale l’annotatore automatico avrebbe la possibilità di riconoscere ed etichettare con maggiore precisione le diverse parole del corpus, associando correttamente a ciascuna forma grafica le etichette delle classi di parole e del lemma. Il software ha comunque dato ottimi risultati in merito all’identificazione dei confini di parola e dei confini di frase. L’insieme di testi trascritti consta, ad oggi, di 100.806 tokens, che raccolgono ogni singola occorrenza di una forma grafica, 63.092 forme grafiche distinte, e 953 frasi.

Il corpus si rivela particolarmente utile per l’analisi di diversi tipi di fenomeni, tra cui in particolare i) fenomeni linguistici interni (con particolare riferimento ai fenomeni di interfaccia lessico-sintassi), ii) conseguenze del contatto linguistico, e iii) fenomeni sociolinguistici.

Le applicazioni di questo tipo di analisi non hanno ricadute importanti solamente per gli studi di linguistica ma in termini generali sono importanti per la documentazione dell’emigrazione sarda, per la storia della Sardegna in generale (della quale fanno parte anche le comunità dei sardi fuori dalla Sardegna) si deve infine rilevare che uno studio di questo tipo non è ancora stato fatto prima e che, in generale, il sardo non ha banche dati interrogabili come invece succede per la maggior parte delle altre lingue (non solo di minoranza).