anche se ultimamente quasi tutti gli spettacoli dei Barbariciridicoli sono costruiti su testi originali, creati dal regista e dagli attori della Compagnia e spesso scaturiti dalla ricerca teatrale condotta attraverso il lavoro sull’improvvisazione, lavoro che ha portato anche all’elaborazione di alcune tecniche particolari e del tutto inedite quali la Pantomima sonora e la Scena in Ostrogotzo.

Il teatro per I Barbariciridicoli è atto sociale, arte che ha senso solo in quanto fondata sulla comunicazione e in quanto contempla l'esistenza di un altro soggetto fondamentale dell'esperienza artistica e cioè lo spettatore, senza il quale appunto non si dà atto teatrale. Per questo gli spettacoli della Compagnia si collocano in una prospettiva mirata, che intende da un lato estendere la fruizione della cultura teatrale a nuove e più ampie fasce di pubblico e, da un altro lato, approfondire il confronto con diversi stili, aspetti, linguaggi e tematiche della drammaturgia e della teatralità....
Le opere portate in scena dalla Compagnia rispecchiano pienamente questa linea ideologica e culturale e sono il risultato di una continua ricerca di forme teatrali nuove e popolari che mantengano intatto il rigore formale proprio dell'atto artistico.
Ogni anno I Barbariciridicoli presentano un articolato cartellone, che va dagli spettacoli di improvvisazione e animazione di strada alla commedia, dagli spettacoli per bambini a rappresentazioni in italiano o in sardo o in ostrogotzo, prevalentemente comiche o umoristiche, ma spesso impegnate su importanti tematiche sociali.
Oltre alla produzione dei propri spettacoli, la Compagnia promuove la formazione degli artisti e del pubblico, attraverso laboratori e seminari, condotti dai propri formatori o da docenti esterni.
Cura infine l'organizzazione di Festival e Rassegne, con ospitalità di altri Artisti e Compagnie di livello regionale, nazionale ed internazionale.

Prima proposta di spettacolo
“MARCELLA o dell’uccisione dell’anima”

Un viaggio in treno, una giovane signora trafelata che riversa su una silente sconosciuta un fiume colorato di parole, di dubbi e di pensieri che squarciano visibilmente, colpo su colpo, le mura dorate della prigione domestica in cui la protagonista ha trascorso vent’anni della sua esistenza ad abnegare se stessa.
In una sorta di seduta auto-psicoanalitica, tra reticenze, titubanze e pudori che disegnano umoristicamente un buffo personaggio che ha finalmente la necessità di raccontare e ridefinire la sua vita, si intravedono fin da subito i lampi, via via più torvi e brucianti, di un dramma che cresce e matura, fino ad esplodere in tutta la sua moderna tragicità, scandita dalla violenza, dalla coercizione e dal sopruso: nonostante le storiche conquiste civili e i numerosi progressi sociali, nonostante la grande affermazione delle rivendicazioni del movimento femminista, la violenza sulle donne, soprattutto in famiglia, continua ad essere una brutale realtà e una oltraggiosa conseguenza del ruolo subalterno e secondario che le donne continuano ad avere nella nostra società.
Marcella affronta il tema, calato nel panorama di una Sardegna contemporanea, della violenza domestica, raccontando il percorso di maturazione e presa di coscienza di una donna vittima della brutalità del marito e la propria estrema difficoltà a intraprendere un tragitto verso un futuro di emancipazione e di libertà.
Scritto dal regista Tino Belloni e dall’attrice Valentina Loche, il testo, inedito e originale, è un monologo di forte impatto emotivo, che rende minuziosamente le pieghe e le ondulazioni psicologiche della protagonista attraverso un iperrealismo in cui la sequenza continua da primo piano cinematografico viene esaltata dalla totale astrazione scenografica che taglia qualsiasi orpello o supporto narrativo per affidare tutto all’espressione, alla vocalità e alla gestualità evocative della giovane interprete.
Finale shock in platea con l’abbattimento improvviso di una quarta parete fino a quel punto accuratamente strutturata, e Marcella che incede lentamente e progressivamente, trasferendo tutta la fragilità del suo essere, la palpitante verità del suo dramma e dei suoi angoscianti interrogativi direttamente sugli spettatori…
Una nuova puntata sul riso amaro, sulla scia del teatro comico-impegnato e di denuncia tracciata dagli ultimi spettacoli della Compagnia i Barbariciridicoli.

Staff

Interprete: Valentina Loche
Regia: Tino Belloni
Aiuto regia: Michael Lai
Direzione tecnica: Demi Paletta
Scene e costumi: Tino Belloni

Scheda dello spettacolo

Compagnia: Barbariciridicoli
Titolo dello spettacolo: Marcella
Genere dello spettacolo: Monologo
Durata: 1,10 h
Produzione: Compagnia I Barbariciridicoli              

Seconda proposta di spettacolo
“MARCELLA. SU SINDIGU PRO UNA DIE. Sa vera ballentia - Un’identità fondata sui valori”

I Barbariciridicoli intende organizzare una nuova tournèe nella penisola con questo particolare progetto, che coniuga emozionalità, divertimento e riflessione critica in un unico evento, incentrato sul tema dei valori etici legati all’identità, ovvero sul senso che può assumere il concetto di Ballentia, inteso nella sua accezione positiva e come aspetto fortemente caratterizzante la nostra cultura.
Intorno al tema della Ballentia verrà infatti organizzato un confronto che coinvolgerà direttamente gli spettatori a partire dallo spettacolo teatrale "SU SINDIGU PRO UNA DIE", commedia originale bilingue (in sardo e in italiano) di produzione della Compagnia I Barbariciridicoli, e a proseguire con una conferenza-dibattito denominata "Sa vera ballentia – Un’identità fondata sui valori", che sarà condotta e coordinata, subito dopo la rappresentazione, dallo storico OMAR ONNIS.
Se lo spettacolo intende porre l’accento sui valori etici connaturati al ns. specifico modello culturale, la conferenza-dibattito intende inquadrarli in un quadro narrativo che toccherà i momenti più significativi (sia positivi che negativi) del ns. tracciato storico, da Amsicora al Giudicato d’Arborea, dal periodo nuragico alla rivoluzione sarda, fino ai nostri giorni.
Scritta dalla commediografa Francesca Pinna e dal regista Tino Belloni, premiata alla XIII edizione del Premio letterario Antonio Gramsci, istituito dall’Associazione Casanatale Antonio Gramsci di Ales, "Su sindigu pro una die" è una commedia che, ridendo e scherzando secondo lo stile tipico del teatro comico dei Barbariciridicoli, affronta in modo impegnato lo spinoso tema della politica, interrogandosi sul valore della stessa in un’epoca in cui il senso più alto, quello etico, di tale nobile arte, sembra irrimediabilmente compromesso.
Tale senso; infatti, sia nell’agire quotidiano dei cittadini sia nell’amministrazione della cosa pubblica da parte della classe dirigente, pare fortemente smarrito in una società che ha perduto a tutti i livelli il senso della “cittadinanza” e il valore morale della “collettività”, interamente dissolti nella coltivazione di ristretti interessi individuali, di tipo personale e clientelare.
La cancrena del degrado morale non esenta neanche la realtà di un piccolo e remoto villaggio della Sardegna, come l’immaginario Inuè, in cui è ambientata la commedia.
La storia, in una concentrata unità di luogo, tempo e azione da precetto aristotelico, si svolge tutta in una giornata nella stanza del neo eletto sindaco della piccola cittadina, dove ha luogo una significativa carrellata di tipi di paese, alquanto buffi e strani, se non paradossali, che tengono alto il senso della commedia, fino al precipitare tragico del finale.
Cesare Concone, il neosindaco, è un uomo semplice e pulito, che è stato candidato dai marpioni della politica e degli affari per poter continuare a coltivare, dietro la facciata della sua integrità morale, i loro loschi e spregiudicati maneggi. Senonché in una autoesaltazione, anche grottesca, della sua funzione pubblica scaturita dalla sua trionfale elezione, il Concone si rivela tutt’altro che malleabile alla trasgressione dei semplici principi di eticità ed equità che stanno dietro alla sua chiara e pulita idea di amministrazione della cosa pubblica, sia pur da lui espressa in modo primitivo e finanche grossolano.
Nella lotta titanica che Cesare, in modo sempre più cosciente, si trova intrepidamente ad affrontare contro i piccoli e i grandi congiurati della bottega del malaffare c’è però un boomerang che ha la forza dirompente di una decisiva sconfitta: sono gli stessi elettori che l’hanno votato, i cittadini, che gli chiedono di abdicare al ruolo alto di rappresentanza civica, avanzandogli esplicitamente il conto del proprio voto, ormai acriticamente e pacificamente inteso come pura operazione di scambio per il profitto personale.
In questa situazione, solo contro tutti, a Cesare non resta che rassegnare, dopo un solo giorno, le proprie dimissioni, come ultimo atto di denuncia di una corruzione politica che è il frutto di una sempre più normalizzata degenerazione morale e che ha purtroppo il sapore del riso amaro...
La commedia è giocata sulla contrapposizione conflittuale tra una società corrotta, in cui impera l’egoismo becero e il misero interesse personale, e un sindaco idealista (appoggiato unicamente da una più concreta segretaria) che tenta testardamente di testimoniare nel suo agire pubblico il senso fondamentale della vera Ballentia, fondata su valori positivi quale l’onestà, la lealtà, il rigore, il lavoro, il merito, la collettività, valori che tuttavia nella società che lo circonda non solo appaiono in disuso ma risultano addirittura anormali, anacronistici e retrogradi.
Il duro scontro finale tra il sindaco Concone, che, in velluto e berritta, veste gli abiti umili ma caldi di un vecchio pastore, e il mafioso assessore Mazzone (tirato a lucido e in giacca e cravatta) intende testimoniare e mettere l’accento sul valore della Ballentia, intesa positivamente quale portato etico e morale costitutivo del patrimonio identitario della Sardegna.
Attualmente i termini balente e balentia sono spesso un disvalore della cultura barbaricina, essendo connotati, specie presso le culture giovanili, da una accezione rovesciata in cui le azioni assumono il senso di bravate, il coraggio di sfida alle autorità, l’abilità e la forza di sopruso e violenza. Tuttavia il significato originario di Balentia è ben altro, e riporta al senso del valore, del coraggio e dell’impegno sociale, di cui si fa portavoce il protagonista della commedia: lui, letteralmente Concone, rappresenta appunto un’incarnazione del Sardo Balente, pronto a scontrarsi con tutto e tutti pur di fare la cosa giusta.
Queste ed altre suggestioni saranno i temi di confronto e dibattito che seguiranno lo spettacolo con l’obiettivo di recuperare un significato condiviso di balente e di comunità, che verranno inquadrati nel contesto dello sviluppo delle nostre vicende storiche e politiche.

Staff

Interpreti: Carlo Paletta, Rosa Virdis, Francesca Pinna, Giorgio Floris e Michael Lai
Regia: Tino Belloni
Direzione tecnica: Demi Paletta
Scene e costumi: Tino Belloni
Scheda dello spettacolo
Compagnia: Barbariciridicoli
Titolo dello spettacolo: Su Sindigu pro una die
genere dello spettacolo: Commedia
linguaggio: sardo e italiano

Seguirà conferenza
“SA VERA BALLENTIA – Un’identità fondata sui valori”, condotta e coordinata da Omar Onnis

 

Contatti

Agostino Belloni, direttore della Compagnia teatrale I Barbariciridicoli, con sede in via Leopardi 13, 08020 Ottana (NU), p. Iva 00991550914, tel 0784.75757   e 393.9013607
Cell: TEL. 393.9013607  
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