Anche le donne della FASI contro il "voto segreto"
del Consiglio Regionale Sardo, che ha bocciato
la doppia preferenza di genere
Anche le donne della FASI-Federazione delle Associazioni Sarde in Italia scendono in campo, insieme al "Coordinamento per la Democrazia Paritaria e Partecipata" e a tutte le donne sarde, contro il "voto segreto" del Consiglio Regionale, che a maggioranza ha bocciato la possibilità di introdurre la doppia preferenza di genere nelle legge elettorale, per equilibrare la rappresentanza femminile in Consiglio, al pari di quanto già acquisito in altre Regioni e con legge dello Stato per i comuni oltre i 5.000 abitanti.
Siamo donne della terra dove Nos Elionora scriveva leggi che davano parità di diritti e . . .
rispetto alle persone in tempi in cui i diritti umani erano ancora da essere inventati. È questa una bandiera che sventoliamo come popolo sardo, ovunque andiamo in Italia e nel mondo. Diciamo: questa è la nostra cultura, questa è la nostra radice.
Ma la pochezza e l'affronto di un voto segreto, in un luogo deputato ad esprimere in trasparenza volontà, convinzioni, valori, interessi, ci smentiscono e ci offendono.
È stata bocciata la possibilità di introdurre nella nuova legge elettorale una norma, come la doppia preferenza di genere, che poteva accrescere la presenza delle donne, oggi otto su ottanta, ma all'inizio legislatura erano soltanto sette, là dove si formano le leggi e si governa il futuro della Sardegna.
Siamo al fianco del Coordinamento per la Democrazia Paritaria e Partecipata, delle associazioni e delle donne della società civile e delle istituzioni sarde e delle stesse consigliere regionali, che hanno portato avanti questa proposta con determinazione e, visto il risultato, anche con tanto coraggio, esponendosi a ricevere uno schiaffo in faccia, che risuona forte verso le donne e verso tutto il popolo sardo, che attende leggi giuste per una Sardegna dove donne e uomini, insieme, affrontano e risolvono ogni giorno i problemi della vita quotidiana costruendo speranza e futuro anche quando la crisi sembra insuperabile.
È inaccettabile che la nostra Sardegna rimanga fuori dalla storia, tenendo le donne "fuori" dalla sua massima assemblea elettiva, mentre nel resto d'Europa, in altre regioni d'Italia e nei comuni al di sopra dei 5.000 abitanti, grazie al meccanismo della doppia preferenza di genere, possono finalmente partecipare a pieno titolo e in numero crescente alle scelte per il governo della cosa pubblica.
Aderiamo alle iniziative e sosteniamo le azioni che le donne sarde metteranno in atto per far rispettare il diritto e il dettato costituzionale del riequilibrio di genere nelle prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale della Sardegna.
Il Coordinamento Donne della FASI-Federazione Associazioni Sarde in Italia