Tonino Mulas, Presidente Emerito Fasi. Laureato in Scienze Politiche. Per molti anni ha fatto politica attiva: dal Movimento Studentesco, Al Pdup, al PCI. È stato presidente dell’APT di Milano. Dopo tangentopoli ha lasciato il funzionariato e ha fondato la società “Comproget, comunicare progetti”.
All’inizio degli anni 70, durante gli studi universitari, si è iscritto al circolo CSCS di Milano, ma solo nell’ 88 ha assunto delle responsabilità come delegato alla conferenza di organizzazione di Salice Terme (allora era ancora LEGA SARDA), dove si discusse per la prima volta della futura legge 7. Nel 90 è stato eletto Presidente del CSCS. Nel 94 è entrato in Esecutivo. Qualche anno dopo è stato eletto in Consulta. Nel 2002, al Congresso di Genova è stato eletto Presidente Fasi e rieletto nel 2008. Ha proposto nel 2004 l ‘acquisto di Eurotarget viaggi e la creazione del Centro servizi Fasi, di cui dal 2014 è Amministratore Delegato.
C’è un nuovo Congresso FASI che si sta avvicinando quasi sotto silenzio. Manca un ambito di dibattito dove si possano rivolgere delle domande significative a tutti i dirigenti dei Circoli e alle istituzioni regionali sul futuro del mondo associazionistico. Così come a tutt’oggi latitano le tesi congressuali. Come mai? Che cosa è cambiato rispetto al passato?
Hai ragione, l’8° Congresso si avvicina e siamo ancora molto indietro nella sua preparazione. Abbiamo indicato una data possibile nell’ultimo Consiglio Nazionale: il 15 Ottobre, con sede ipotizzata ad Alghero; non c’è ancora stato un passaggio di conferma in Esecutivo che valuti preventivi e condizioni logistiche. L’Esecutivo non si riunisce dal giorno 11 Maggio; ed è un’anomalia in sé; ancor più rispetto alle urgenze del Congresso.Siamo certi, e ciò è positivo, di una parte dei finanziamenti regionali. Non c’è stato un preventivo alternativo in altre località, malgrado ciò fosse stato chiesto. Alghero è un posto appetibilissimo; è anche rievocativo del primo Convegno dell’Emigrazione, nel lontano 1972. Ma è anche difficile da raggiungere per 400 fra delegati e invitati (nel 7° Congresso a Milano eravamo quasi 500).Quindi l’organizzazione è complicata e impegnativa, non bastano solo i soldi perché un Congresso sia tale e non diventi solo un evento spettacolo. Quello che mi preoccupa di più è che a tre mesi dalla data proposta non si sia ancora tracciato un percorso, non ci siano linee guida di discussione per coinvolgere i Circoli, non solo i Presidenti che sono nel Consiglio Nazionale.Un congresso serve per discutere, condividere e consolidare esperienze. Per indicare una prospettiva di lavoro di 3 o 4 anni. Dobbiamo coinvolgere i nostri organi direttivi a tutti i livelli: 700/800 dirigenti protagonisti (almeno potenziali, se motivati) e il più possibile il corpo degli iscritti. Il Congresso deve essere un grande evento collettivo del popolo dell’emigrazione. Non è solo un evento di pubbliche relazioni. E’ giusto un confronto, come sempre è avvenuto nei nostri congressi, con i rappresentanti istituzionali, la politica, le associazioni estere e le associazioni di categoria. Ma ci deve essere lo spazio per i Delegati.
Secondo il tuo parere quali sono i temi?
Ci sono temi politici che ci toccano da vicino: il tema dei trasporti e della continuità territoriale. Noi non interveniamo più nel dibattito generale, non sembriamo più parte in causa. Da tempo non facciamo più un comunicato stampa. Eppure è un tema irrisolto e che ci riguarda da vicino. Fa parte della nostra storia di lotta e di idee. Da lì è nato il nostro Centro Servizi, cioè Eurotarget Viaggi. C’è il tema, ancora più diretto, delle politiche dell’emigrazione, che riguarda l’Assessorato al Lavoro e la Consulta, in particolare sull’uso dei contributi e sull’indirizzo dei progetti.C’è il tema di una nuova legge sull’emigrazione, come chiediamo da anni, che non rinneghi la Legge 7/91, ma la innovi adeguandola ai tempi. Su questi temi non possiamo non trovare un’intesa con i Circoli e le Federazioni estere con cui occorre riprendere il confronto.
Ci sono altri temi importantissimi, tra cui quello de “Sa Limba Sarda”. Su questo la FASI sta sviluppando, partendo dalle storiche interviste agli emigrati “Mannigos de Memoria”, un interessantissimo progetto diretto da Simone Pisano, con la partnership dell’Università per stranieri di Siena. Ci sono poi gli interventi sulla solidarietà (le alluvioni, gli incendi, i disastri ambientali in genere) sui quali siamo sempre intervenuti con puntualità. La questione irrisolta del risanamento delle ex aree industriali gravemente inquinate; quella sempre incombente delle scorie nucleari; quella della riduzione progressiva delle Servitù Militari. Tutte questioni di cui in passato ci siamo occupati e di cui le Tesi davano indicazioni. C’è la questione, importantissima, cui siamo stati sempre sensibilissimi dell’AUTONOMIA REGIONALE, cui attengono i temi di cui sopra, e delle nuove forme in cui si può configurare oggi. Ed altre importantissime per le attività dei circoli: dal turismo sostenibile, alla promozione dell’agroalimentare di qualità. C’è poi il campo grande della cultura: da quello della tradizione sarda (la musica delle launeddas; “Su cantu a bolu”; “la poesia degli improvvisatori”; la poesia in Limba Sarda dei numerosi concorsi, fra cui uno dei primi in assoluto è quello di Milano; i canti a chitarra della tradizione gallurese; il ballo sardo). C’è il tema del rapporto con le Università sarde. C’è il campo della storia e dell’archeologia. Ci sono i settori della narrativa, del cinema. della musica. che hanno avuto una stagione di nuova fioritura. Ai grandi artisti sardi: da Maria Lai e Pinuccio Sciola ai grandi artisti sardi fuori Sardegna, (come i nostri Campus e Canu). È un grande giacimento di sardità da cui trarre preziose indicazioni. La varietà di vocazioni e di interessi dei circoli ci ha sempre aiutati a dispiegare un ventaglio grande di iniziative, avendo cura però di discutere insieme e suggerire indicatori di qualità.
Sembra che, visto il risultato della non elezione del Presidente Mossa nell’ufficio di Presidenza della Consulta, i rapporti non siano molto buoni…
Quello è stato un errore, sia dei rappresentanti esteri, sia della FASI, che doveva interloquire (i voti si chiedono, non si hanno di diritto): bisognava trovare un compromesso necessario. Si deve capire che FASI ed emigrazione estera hanno bisogno l’una dell’altra. Non si può lasciare fuori la metà dei circoli sardi nel mondo.In particolare occorre trovare subito una posizione comune sulla questione della progressiva, drastica diminuzione delle risorse utilizzabili per il mantenimento dei Circoli. Quella misura, così come è formulata nel piano triennale è la morte sicura per molti circoli, prima all’estero e a seguire in Italia. Anche questo dovrebbe essere un argomento del Congresso FASI, magari con una mozione specifica. Lì dobbiamo avere un confronto con i Circoli esteri che mi auguro siano presenti e ricomporre e superare i contrasti. Con l’attuale Legge 7 non è possibile applicare quella norma ghigliottina. Se non vivono “fisicamente” gli attuali Circoli non possono fare attività culturale o promuovere la Sardegna o avere una funzione di rappresentanza. Non potranno neanche finanziarsi con e cene, bar e i prodotti sardi (funzione di servizio ai soci, ma anche segno di identità culturale). Si cambi prima la legge, che prevede per il riconoscimento dei circoli la sede fisica fissa. Già 20 anni fa, ad es. era stata discussa una possibile esistenza di circoli, o altre forme di aggregazione senza sede fisica: ad es. circoli online; o potrebbero esistere gruppi “di scopo” finalizzati a singoli progetti di promozione della Sardegna, dove ci sono sardi che si vogliono impegnare, pur non essendo in presenza di un’emigrazione sarda di massa che possa sostenere il costo di un circolo sociale.
Ma da chi e come è nata questa proposta? Se ne è discusso in Consulta?
Non lo so come è nata. l’importante è analizzare prima le possibili conseguenze. Credo che in consulta si sia cominciato vederne la non applicabilità.
Avete sempre parlato nelle tesi anche di problemi generali dell’emigrazione. È ancora attuale?
Non si può fare a meno di trattare questioni di carattere generale, non meramente organizzative. Un movimento culturale e sociale, come quello degli emigrati, non può esistere senza un orizzonte largo in cui si assumono le problematiche economiche e politiche e storiche della Sardegna di oggi e di ieri. Questa mancanza di attenzione è stata un limite in questi ultimi due anni. Non abbiamo discusso, ad esempio, di quell’imponente movimento di popolo quale è stato quello sull’eolico. Personalmente sono a favore di un’economia “green”, ma “est modus in rebus”, senza abusare della pazienza dei sardi e bypassare il diritto alla loro decisionalità. Non ne abbiamo discusso, non ci siamo confrontati, non abbiamo espresso una posizione. Si può essere d’accordo in tutto o in parte con un movimento come quello che ha espresso la proposta di legge Pratobello, il cui esito può essere anche eccepibile nel suo articolato legale, ma non si può essere indifferenti o assenti. Solo qualche Circolo, o il blog “Vicini e Lontani” ne hanno parlato.Abbiamo sempre detto: “noi sardi fuori Sardegna siamo parte integrante del popolo sardo, ma non possiamo esserlo se non siamo dentro i temi e gli eventi che interessano la Sardegna. Non abbiamo messo in campo i rapporti che pure abbiamo in questo settore dell’associazionismo sardo.
Sono cose che interessano molto i giovani, che erano presenti a Cinisello Balsamo a una manifestazione su questi temi…
Ma certo! Come possiamo pensare che i Circoli siano attrattivi per i giovani con le loro incombenze amministrative e burocratiche (purtroppo obbligatorie), senza una dimensione politico culturale e senza un orizzonte ideale attinente alla solidarietà, alle problematiche ambientali, ai diritti civili, alla pace. Tutto ciò deve esserci nell’offerta dei Circoli insieme all’intrattenimento, allo spettacolo, allo sport.
Avete un vero e proprio problema, mi pare, con i giovani: oltre a quello della scarsa presenza, quello della loro mancata valorizzazione…
Hai ragione. E qui entriamo nel merito dei problemi interni. Ci sono progetti interessantissimi, come quello nato e sviluppato in seno al gruppo giovani e proposto dalla responsabile Sara Cancedda, che potrebbero in futuro, almeno in parte, ovviare alla carenza di una presenza giovanile, come quello di “Next Generation”, ideato e portato avanti dal gruppo giovani non è stato sostenuto abbastanza dal gruppo dirigente nel suo complesso e ciò non ha portato al coinvolgimento dei circoli nel relativo potenziale sviluppo. Andrebbe ripreso e ripromosso, anche con un maggiore impegno istituzionale della Regione, a proposito della mobilità degli studenti sardi (che non deve diventare fuga e perdita). E potrebbe, ad esempio con l’allargamento ai fruitori dell’Erasmus, interessare anche i Circoli all’estero. Sugli studenti sardi fuori Sardegna occorrono misure, progetti e interventi “ad hoc” da parte della Regione con la partecipazione di più Assessorati.
Non dev’essere facile far partire il Congresso, una macchina complessa rappresentata da 68 Circoli.
Ma non è neanche impossibile se si programma per tempo; così è stato altre volte. Abbiamo, ad esempio, uno strumento fondamentale come le circoscrizioni, ma ognuna di esse non può decidere per sé il percorso, senza un input unitario. Le circoscrizioni non sono state messe in grado di funzionare. I quattro coordinamenti territoriali in cui sono divisi i circoli non stanno funzionando, neanche sulle altre tematiche necessarie alle attività dei Circoli. Sono prive di indirizzo. A mio parere invece le circoscrizioni sono uno strumento fondamentale, perché la discussione e l’esercizio della democrazia, dei gruppi dirigenti e dei Circoli, non si può esaurire nei due Consigli Nazionali annuali, i quali contengono ognuno 10 punti all’ordine del giorno e ognuno dei quali dura 5 ore, con una partecipazione al dibattito che non può che essere compressa, se si considerano i tempi delle relazioni e della partecipazione di esterni. Le circoscrizioni sono nate per garantire la partecipazione e ampliare il dibattito. Se non è così si abbia il coraggio di abolirle cambiando lo Statuto.
Ci sono i vostri problemi interni. Arrivate al Congresso dopo divisioni che hanno lasciato il segno. A partire da quella sull’elezione del secondo componente nella Consulta, risoltasi con la conferma di Maurizio Sechi.
Sui nomi, sulle responsabilità e sugli incarichi ci sono sempre aspettative varie, pareri diversi e candidature alternative. Non è una novità, non è uno scandalo. Anzi è pane della democrazia. E i nomi in campo erano tutti eccellenti. Bisogna però saper gestire queste divergenze. Ci si è divisi sull’interpretazione del voto segreto, fino ad arrivare ai Probiviri. Cosa mai accaduta prima. Eppure tutti gli Esecutivi di tutti i Congressi FASI sono stati eletti a voto segreto. E poi basta vedere lo statuto tipo fatto dal Ministero degli Interni per le ATS per appurare che è previsto il voto segreto con il 30% dei richiedenti. Bastava comunque gestire le cose, proponendo subito (cosa che dovrà essere fatta al Congresso) un’integrazione nello statuto che ne specificasse l’uso. Tutti capiscono che quando si tratta di persone, il giudizio e la scelta è meglio esprimerlo/a a voto segreto. Per una vera libertà di coscienza e di voto. D’altra parte il voto segreto si applica giustamente anche nelle elezioni dei Direttivi dei Circoli.
Come mai non è ancora partita la discussione congressuale?
Perché, per essere espliciti, da parte della Presidenza si è preso l’andazzo del “faccio tutto io”. E questo non funziona in generale, tanto meno per un congresso. Non c’è collegialità. Non si è data indicazione per le Tesi (o almeno, com’è stato per l’ultimo Congresso, per la preparazione di alcuni materiali di discussione). Non si sono discusse e decise le indicazioni da dare ai Circoli per l’iter congressuale: la convocazione delle assemblee, le modalità di elezione dei Delegati, il regolamento del Congresso. Forse si pensa che il congresso si faccia da solo. Ricordo nei congressi precedenti solo la faticosa ricerca di un titolo adeguato che riassumesse il significato del congresso. Non si capisce che il nemico principale sarà l’estate, con la chiusura dei Circoli e l’impossibilità di far niente prima di metà settembre.
Ci sarà un comitato organizzatore? So che una delegazione è stata ad Alghero per verificare le condizioni.
Ad Eurotarget Viaggi, che in passato si era occupata della logistica (in rapporto con i circoli), cioè trasporto e sistemazioni in hotel dei Delegati, non è stata data alcuna indicazione. Forse si è già provveduto altrimenti. Meglio così. Perché non si può certo improvvisare all’ultimo momento. Se esiste un comitato organizzatore, questo non è passato in Esecutivo. Ne so da chi è composto. Malgrado ciò sia grave, mi auguro che qualcuno si stia comunque occupando di queste questioni.Tutti sappiamo quanto complessa, faticosa, lunga, impegnativa sia la preparazione e l’organizzazione di un congresso.
Pare ci sia un clima di tensione. Sarà un congresso conteso? Di scontro? Si è parlato di rinnovamento dei gruppi dirigenti? Si profilano delle candidature alternative?
Guarda non si deve aver paura della discussione, anche aspra e aperta e con in campo posizioni e proposte diverse. Ci si può dividere. Ci possono essere maggioranze e minoranze. Ci possono essere mozioni e documenti alternativi. Questo non è avvenuto per molti lunghissimi anni all’interno di un Congresso FASI. Proprio perché i problemi si sono per tempo discussi e risolti. In ogni caso non è un dramma, basta che ci siano le regole e che le divergenze d’opinione vengano risolte con la discussione e con il voto. E non si trasformino in faide. Non si è parlato di candidature alla Presidenza o all’Esecutivo. C’è da noi la tradizione dei due mandati. Quindi penso ci sarà la ricandidatura di Bastianino Mossa. Ma sono ugualmente possibili candidature alternative. Ci sono già state alla Presidenza 30 anni fa al congresso di Roma nel 1994, in competizione io e Filippo Soggiu. Fummo eletti nell’Esecutivo con pochi voti di scarto; vinse Filippo. Non arrivammo al voto in plenaria. Avendo lui avuto più voti, a voto segreto, io ritirai la candidatura. Divenni prima il responsabile culturale della FASI, poi il suo vicepresidente e collaborammo pienamente per 8 anni. Le posizioni diverse, i contrasti devono trovare le mediazioni successive e le ricomposizioni unitarie se si vuole fare il bene della propria organizzazione. E penso sinceramente, che tutti, anche se oggi non siamo d’accordo, vogliamo bene alla FASI.
Due fiori all’occhiello hanno contraddistinto gli anni recenti della Federazione: Eurotarget Viaggi, centro servizi FASI e Sardatellus per la promozione dei prodotti sardi di qualità. Come stanno andando le cose?
Eurotarget Viaggi, di cui sono protempore A.D. sta andando bene. Quest’anno si registra un incremento del 20% del volume di bigliettazione sull’anno precedente. I Circoli sono la vera potenza motrice. Sono orgoglioso perché Eurotarget non è solo un’agenzia di viaggi, ma per la FASI e per i Circoli è servizio ai soci, strumento di adesione al tesseramento, strumento di promozione della Sardegna e di radicamento nel territorio.Sardatellus, come dici tu, è l’altro fiore all’occhiello, io la definisco l’altra gamba di servizio su cui dovrà poggiare la FASI. La sua acquisizione da parte della FASI è ancora recente. Ci sono stati i problemi del Covid. C’è stato il fallimento del grande progetto che doveva essere finanziato dal Ministero dell’Agricoltura. Ci sono ancora dei problemi, ma ho fiducia in un intervento positivo e risolutivo dei problemi. Purché affrontati.
Da Filippo Soggiu a Bastianino Mossa, passando da Tonino Mulas e Serafina Mascia, è possibile tracciare un bilancio?
Una domanda cui ci vorrebbe un libro intero per rispondere. Alcuni materiali esistono già. Ad esempio i volumi di Paolo Pulina che documentano la sua attività e i suoi interventi sulla cultura, attraverso lo strumento impareggiabile e insostituibile di Tottus in Pari, e aprono una finestra, anche se registrano solo una parte dell’iniziativa culturale della FASI.Filippo Soggiu è stato un grande Presidente “Operaio” in tutti i sensi. Figlio del suo tempo, che ha acquisito gli strumenti di direzione della FASI attraverso l’esperienza politica e sindacale. Cito solo il suo merito di aver portato avanti la prima applicazione “della tariffa preferenziale per gli emigrati” (conquista di Tullio Locci, con l’aiuto di Giovanni Nonne). Credo che Filippo sia stato il Presidente più popolare.Serafina Mascia è stata una rivoluzione gentile, prima Presidente donna (Laurea in Scienze Politiche, colta ed esperta di progettazione culturale). Ha portato sentimenti nuovi e ha promosso grandi progetti.Bastianino Mossa è un grande professionista, non a caso collaboratore del CNR. Conosce benissimo la cultura del mondo agropastorale, che ha riportato nella FASI, ricollegandola a uno dei filoni sociali e antropologici dell’emigrazione sarda nel continente. Ha contribuito alla ripresa della FASI e dei Circoli, trainandoli nel dopo Covid. È un uomo attivo nel lavoro FASI, quasi frenetico, vedi il progetto della valorizzazione dei Giganti di Mont’e Prama, finanziato dalla Regione con la partnership del Cagliari Calcio e organizzato da Muroni, Presidente della Fondazione Mont’e Prama. Ma è diventato un uomo “solo al comando” e siccome siamo nella FASI, grande organizzazione del volontariato sociale, e non nel giro d’Italia, è successo quel che è successo. C’è un grave deficit di collegialità. C’è la presunzione di sapere e potere fare tutto. Ciò spesso paradossalmente produce paralisi. Altre volte fa danni: vedi l’esempio del rinnovo della convenzione con Aeroitalia fatta senza che Eurotarget potesse intervenire; siamo tornati talmente indietro rispetto a quanto avevamo nella prima convenzione, da avere oggi uno strumento inservibile. E per di più non abbiamo protestato con la Compagnia, non abbiamo interloquito con l’Assessorato regionale dei Trasporti per avere un aiuto, ottenendo di più; né protestato a mezzo stampa. Si deve cambiare modo di operare. Si devono valorizzare le risorse umane. Nella FASI ci sono donne e uomini d’esperienza e di grandi capacità. Il Congresso è un’occasione per valorizzarli.
Massimiliano Perlato
Fonte: Tottus in Pari https://tinyurl.com/ysrezpbc
