La Sardegna è terra di partenze, di valigie chiuse in fretta, di sogni che hanno attraversato il mare. Da generazioni, migliaia di uomini e donne hanno lasciato l’isola per costruire un futuro altrove, portando con sé sogni, speranze, tradizioni e un legame indissolubile con la propria terra d’origine. Oggi, le loro storie tornano a vivere attraverso un progetto unico che raccoglie testimonianze, immagini e racconti di chi ha reso la lontananza un ponte tra passato e presente: lo “Spazio della narrazione” dell’emigrazione sarda nel centro Italia.

Le mani dei pastori che lavorano il latte, il suono delle forbici che scorrono sulla lana durante la tosatura, il ritmo silenzioso della mungitura all’alba. Sono gesti che parlano di una cultura che non si è mai persa, ma che si è trasformata trovando nuovi orizzonti in Toscana, Umbria, Abruzzo e Molise.

L’emigrazione sarda non è stata solo un fenomeno sociale, ma una storia di resistenza e identità, di famiglie che hanno portato con sé il cuore dell’isola nei loro nuovi territori. Attraverso immagini d’epoca e scatti contemporanei, il progetto racconta il lavoro, le difficoltà di integrazione, la nostalgia, ma anche la capacità di reinventarsi senza dimenticare le proprie radici. Un pastore sardo che suona con un organettista abruzzese, una barista sarda che accoglie i clienti in una caffetteria toscana: sono storie di incontri, di identità che si fondono senza mai perdersi.

L’iniziativa vuole offrire uno spazio di riflessione e di memoria per tutti coloro che, partiti dalla Sardegna, hanno lasciato un pezzo della loro storia tra le colline toscane. Una narrazione collettiva che non guarda solo al passato, ma si interroga sul presente e sul futuro di una comunità che continua a viaggiare, a cercare, a costruire.

La Toscana ha sempre accolto storie di partenze e nuovi inizi. Tra queste, una delle più
profonde è quella dell’emigrazione sarda, un fenomeno che ha segnato intere generazioni e che ha intrecciato le radici di due terre tanto diverse quanto affini.

Per molti sardi arrivati nel centro Italia, il lavoro non è stato solo un’opportunità, ma un modo per ricreare un senso di casa. Piccoli negozi di alimentari con sapori d’infanzia, mani esperte che lavorano il formaggio secondo metodi antichi, pastori che continuano il loro mestiere tra le colline toscane: segni di una tradizione che si è adattata, senza mai spegnersi.

Tra le immagini più potenti di questa eredità ci sono le mani che mungono, la lana che cade a terra con il suono ritmico delle forbici, i volti di uomini e donne che hanno trasformato i loro sforzi e sacrifici in opportunità. Sono momenti che raccontano la fatica e la passione di chi ha dovuto ricominciare altrove, portando con sé un sapere antico.

È per questo che nasce lo “Spazio della narrazione” nella Tenuta di Suvignano (SI) dedicato all’emigrazione sarda nel centro Italia, una narrazione fisica, visiva e documentale che si propone di restituire dignità e valore alla memoria dell’emigrazione sarda in Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo e Molise. Non un addio, ma un viaggio. Uno scambio di culture che, con il tempo, ha generato nuove identità senza mai cancellare le origini.

Il progetto invita a guardare oltre il concetto di partenza e arrivo per riconoscere il valore dell’incontro e della trasformazione. Un’opportunità per ascoltare le voci di chi ha fatto delle terre del centro Italia la propria nuova casa, senza mai smettere di appartenere alla Sardegna.

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