Perché La Ciotat? Perché in quella città (35.000 abitanti), fin dagli Anni Venti del Novecento, sono arrivati molti emigrati sardi per lavorare come muratori e poi come operai nella fiorente  industria navale locale: nella seconda metà del Novecento vi è stato attivo  un importante Circolo di emigrati sardi, ma dell’associazione oggi non c’è più traccia. Sono però numerosi gli eredi di questi emigrati: non a caso nel mercato in piazza è fisso uno stand con i prodotti alimentari della Sardegna…

Il giorno prima del convegno, che si è tenuto nella sala dell’associazione “Cercle de La Renaissance”, la delegazione della F.A.S.I. e i dirigenti del Cercle, insieme  ai familiari discendenti,  hanno reso omaggio, nel cimitero di La Ciotat, a due giovani sardi, Antonio Vargiu di Ozieri e Antonio Piroddi di Dorgali, «eroi della Resistenza francese», alla memoria dei quali è stata assegnata la Croce della Legion d’Onore, la massima onorificenza francese per i protagonisti della lotta  contro i  nazifascisti. Dopo che Sébastien Madau, nato a La Ciotat nel 1980, giornalista, figlio di un emigrato di Ozieri, ha rievocato le vicende del loro sacrificio, Serafina Mascia, presidente della F.A.S.I., ha deposto un mazzo di fiori davanti alla tomba dei due martiri per la libertà.

All’ apertura dei lavori del convegno la presidente del Cercle  (signora Geneviève Bobbia-Tosi) ha portato i saluti ai convenuti. Paesi di origine degli emigrati e dei loro discendenti: Ozieri, Pattada, Desulo, Tramatza.

Dal canto suo, la presidente della F.A.S.I. Serafina Mascia ha svolto una relazione introduttiva per  spiegare le  finalità del Progetto, la cui prima tappa è stata voluta proprio a La Ciotat per verificare (così come è stato fatto nel 2018 a Parigi con un convegno sulla «ricezione delle opere e del pensiero di Gramsci in Francia») la fattibilità di una chiamata a raccolta dei  giovani discendenti dei vecchi emigrati sardi residenti nella zona per auspicabilmente ri-fondare tra loro una qualche forma di associazione. «Sappiamo che questa regione del Marsigliese, come altre della Francia, ha accolto molti sardi, emigrati per motivi di lavoro» ha dichiarato la presidente della F.A.S.I. «Oggi, ci sono ancora dei vecchi emigrati, ma ci sono soprattutto i loro figli e i loro nipoti: questa seconda e terza generazione possono avere un ruolo importante nel contribuire a promuovere la Sardegna, a far conoscere e valorizzare la terra di origine dei loro avi. Tornare ad avere una organizzazione di tipo associativo può essere effettivamente una conquista utilissima a questo scopo. La F.A.S.I. può aiutare in questo senso». Serafina Mascia ha tenuto ad insistere sull’unione degli emigrati per raggiungere tale obiettivo ma ha anche sottolineato la positività del loro apporto nei luoghi di residenza. «Sentiamo troppi pregiudizi quando si parla di emigrazione» ha affermato; «bisogna riconoscere che gli emigrati non hanno né destabilizzato, né distrutto i paesi nei quali hanno fatto la scelta  di vivere».

Riguardo alla figura di Azuni, secondo Antonio Delogu (docente dell’Università di Sassari), «il pensiero di Azuni è, ancora oggi, per molti aspetti attuale. La semplificazione delle leggi, l’uguaglianza tra i popoli, la libertà di navigazione e di commercio nei mari, la realizzazione di un organismo internazionale per dirimere le controversie tra gli Stati, le riforme economico-sociali per lo sviluppo della Sardegna, l’importanza della ricerca scientifica sono i temi che rendono evidente la perenne validità della riflessione di Domenico Alberto Azuni».

Personalmente ho aggiunto un curioso aneddoto alle notizie biografiche su Azuni del pieghevole in francese. Dato che Cagliari (città in cui Azuni è sepolto) non ha mai voluto sentire le ragioni della città natale di Azuni, cioè Sassari, che più volte ne aveva  reclamato le spoglie, il canonico Giovanni Spano regalò alla Città di Sassari – tramite Enrico Costa –  il dito della mano destra sottratto dalla tomba dell’ Azuni. Inoltre ho letto nel testo originale in francese le testimonianze che hanno lasciato su Azuni due viaggiatori francesi. Uno è molto noto: si tratta del bibliotecario  del castello di Versailles Antoine-Claude Pasquin, noto Valery (Parigi 1789-1847), autore del volume  Voyages en Corse, à l'île d’Elbe, et en Sardaigne, che nel secondo volume  dell’opera, Parigi 1837, scrive su Azuni e sulla statua a lui dedicata nell’omonima piazza di Sassari.

L’altro autore, Ludovic Legré (avvocato e botanico, marsigliese doc, 1838-1904) ha scritto un libro  intitolato La Sardaigne. Impressions de voyage d’un chasseur marseillais, 1881; tradotto in italiano e curato  da Tonino Loddo col titolo Ogliastra 1879: memorie d’un cacciatore marsigliese (2002). Ha scritto Legré: «Nel frontespizio del volume in francese Storia geografica, politica e naturale della Sardegna, che fu pubblicata a Parigi nel 1802, Azuni  si fregia del titolo di membro dell’Accademia di Marsiglia. Egli conservava, infatti, buoni rapporti con la nostra città, essendosi legato – per effetto del suo matrimonio – con una famiglia marsigliese».

Tutte le relazioni dei tre incontri saranno pubblicate negli atti entro quest’autunno.

Paolo Pulina, vicepresidente della F.A.S.I.