La clamorosa protesta, messa in atto dai pastori sardi per porre all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale le drammatiche conseguenze - a livello della economia di migliaia di famiglie di produttori - causate dal crollo del prezzo del latte ovino, ha suscitato un vastissimo movimento di solidarietà in Sardegna e in tutt’Italia.

La Federazione delle settanta associazioni dei sardi emigrati nell’Italia continentale, la F.A.S.I., esprime la propria adesione al legittimo desiderio dei pastori sardi di trovare un ascolto concreto delle loro ragioni presso le autorità regionali, nazionali ed europee che possono mettere fine a una vendita sottocosto del prezioso “oro bianco” che si produce negli allevamenti ovini dell’isola.

I sardi emigrati si sentono appartenenti a tutti gli effetti al Popolo Sardo e quindi sono particolarmente colpiti per la crisi che ha investito una realtà produttiva che da secoli ha connotato l’economia della Sardegna: nel mondo pastorale affondano peraltro le radici familiari di moltissimi di coloro che hanno lasciato l’isola e quindi la protesta dei lavoratori delle campagne non può non suscitare in essi una forte onda emotiva.

C’è poi da considerare il fatto che tutto l’agroalimentare prodotto nel comparto agropastorale sardo fa parte delle abitudini alimentari dei sardi emigrati, i quali sono ben determinati a continuare ad essere i primi consumatori finali fuori dei confini isolani.

La Federazione dei circoli dei sardi emigrati (istituzione legalmente riconosciuta dalla Regione autonoma della Sardegna) condivide le istanze rivendicative dei lavoratori corregionali nelle loro azioni di protesta perché essa è da sempre impegnata a sostenere l’economia agropastorale.

Le tantissime iniziative finalizzate alla promozione, valorizzazione e commercializzazione dei prodotti agroalimentari, svolte nei 70 circoli sparsi nella Penisola (che raggruppano circa 30 mila soci), sono la prova concreta degli interventi di aiuto   profusi nei confronti del mondo agropastorale. In modo particolare in questi ultimi anni, mediante progetti specifici relativi a questo settore produttivo, la F.A.S.I. ha consolidato il rapporto con gli attori coinvolti nel sistema agropastorale sardo: consorzi di tutela, associazioni di categoria, piccoli e grandi imprenditori e, per ultimi ma non per importanza, movimenti e associazioni di pastori liberamente riconosciuti.

Con tutti loro la F.A.S.I. ha instaurato un rapporto di reciproca fiducia che ha consentito la realizzazione di importanti iniziative che, sia nell’immediato che nel futuro, possono apportare un notevole beneficio all’economia della Sardegna. In tali iniziative il produttore primario, il pastore, si configura come la figura essenziale e più rappresentativa di tale filiera alimentare.

A questo punto, come F.A.S.I., ci permettiamo di dare un’indicazione su dove trovare gli elementi in grado di poter fronteggiare un problema così grave. Senza addentrarci in soluzioni tecniche, una cosa per noi è certa: la soluzione deve essere trovata all’interno degli organismi istituzionali democraticamente riconosciuti, e tra questi è fondamentale il ruolo dell’OILOS (Organizzazione Interprofessionale Latte Ovino Sardo), proposto dalla Regione autonoma della Sardegna e recentemente riconosciuto dal Ministero delle politiche agricole, composto da: consorzi di tutela, associazioni di categoria, movimenti dei pastori, in rappresentanza del mondo della trasformazione del latte ovino sia a carattere industriale che cooperativistico.

Riteniamo che una grande responsabilità deve essere delegata   a tale organismo sardo, in modo che possa dare risposte risolutive - nell’immediato e in prospettiva futura - all’intero settore agropastorale: dopo l’emergenza, una nuova politica organica, innovazione, formazione, investimenti veri, politiche fondiarie, creazione di aziende di dimensioni competitive.

È evidente che è necessario un notevole sforzo di buona volontà e generosità da parte di tutti gli attori coinvolti, perché solo così si può dare uno sblocco e uno sbocco positivo al drammatico momento che tale settore sta attraversando.

Altrettanta solidarietà la F.A.S.I. manifesta nei confronti dei molti pastori di origine sarda che operano nelle regioni del centro Italia (Toscana, Umbria, Lazio, Marche), anch’essi appartenenti al nostro mondo dell’emigrazione, e che avvertono anch’essi il disagio economico derivante da una congiuntura economica che, pur non essendo così grave come quella che ha colpito la Sardegna, inizia a penalizzare notevolmente anche la redditività delle loro aziende.

A tutti i pastori sardi va la convinta e fraterna solidarietà della F.A.S.I.

La Presidente della F.A.S.I.

Serafina Mascia