Cast tecnico
Regia e fotografia: MARCO ANTONIO PANI e PAOLO CARBONI
Fotografia: MARCO ANTONIO PANI e PAOLO CARBONI
Montaggio: MARCO ANTONIO PANI
Riprese: MARCO ANTONIO PANI, PAOLO CARBONI, ANDREA CANNAS, BRUNO CATTARI, STEFANO NIEDDU
Musica: MAURO PALMAS (variazioni su musiche di Giacomo Puccini Sound
Design: STEFANO GUZZETTI
Edizione Materiali Video GIULIANA MANCA,  PAOLO DEIANA, STEFANO CAU
Compositing: MANUELE TRULLU
Ufficio stampa: FRANCESCA ZOCCHEDDU
Traduzioni: MASSIMO SPIGA
Cast artistico
I pastori: GIOVANNI MASIA, FELICE FLORIS, DINO PIRODDI, PRIAMO COTTU, TORE CONCAS, GIOVANNI DURAS
La portavoce: MARIA BARCA

Scheda tecnica 

Nazionalità: Italia
Formato di ripresa HD
Time: 104'
Anno: 2013
Lingua originale: italiano/sardo
Sottotitoli: italiano/inglese
Genere: documentario
Produzione Areavisuale e Marco Antonio Pani in associazione con ISRE - Istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna con il sostegno della Società Umanitaria - Cineteca Sarda e la gentile collaborazione del Movimento Pastori
Distribuzione e vendite: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Ufficio stampa:  Aspasia Comunicazione - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - +39 334 7203009 / +39 339 8522724
Produzione musicale: Mauro Palmas ; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Sito internet: www.capoecroce.it

Sinossi

Nel giugno del 2010 migliaia di pastori provenienti da ogni parte della Sardegna si riuniscono nel Movimento Pastori Sardi per dar luogo a una protesta clamorosa. Durante una lunga estate i pastori invadono porti, aeroporti, strade, inondano le vie del capoluogo Cagliari, occupano il palazzo del Consiglio Regionale per cercare di ottenere dignità e un giusto prezzo per il loro prodotto principale: il latte. Questo film, però, non è la cronaca di quegli eventi, ma un viaggio inedito, attraverso le ragioni dei pastori e la loro realtà quotidiana, alla ricerca delle origini della protesta.

Note

In CAPO E CROCE Marco Antonio Pani e Paolo Carboni raccontano il mondo agro-pastorale della Sardegna in un modo del tutto inedito. Due anni di riprese ed uno di montaggio. Immagini scelte fra 390 ore di materiale. Le musiche di Puccini nella speciale reinterpretazione di Mauro Palmas. Il mondo, i pensieri, le preoccupazioni e le lotte dei pastori sardi di oggi in un bianco e nero straordinariamente espressivo.

Note di regia

Perché un film sui pastori.
Il lavoro nasce dal bisogno di colmare un vuoto, anche personale, di conoscenza. Da tanto tempo entrambi (in modi e con ragioni diverse) volevamo usare il cinema per conoscere meglio e raccontare il mondo delle campagne della Sardegna (nostra terra d'origine) perché siamo convinti che ancora oggi racchiuda valori che possono aiutare noi sardi ad essere sardi migliori in una Sardegna migliore, in una società migliore. Eppure gli stessi sardi, talvolta gli stessi pastori, nella loro dimensione individualistica, sono stati indotti a dimenticare che la pastorizia ha rappresentato l'attività che ha sempre dato da campare a tutti: ai pastori, ai sardi tutti, agli industriali del continente. Quello che ci mancava era il pretesto per iniziare a fare questo lavoro. Quando, nel luglio 2010, c'è stata la prima clamorosa manifestazione, in cui i pastori hanno bloccato l'aeroporto di Elmas, abbiamo sentito che il momento era arrivato. Con la nuova discesa in campo, in modo massiccio e inconsueto, i pastori dimostravano di non volere e di non essere quella pastorizia ridotta ad un fenomeno residuale, a detrito etnografico, buono solo per gli studi e per il folclore ad uso turistico.
Raccontare un mondo che rischia di scomparire e invece può diventare il futuro.
Incominciando a vivere, con le nostre telecamere, dentro le manifestazioni e seguendo giorno per giorno la vita dei pastori, ci è risultato chiaro che, come è successo con l'industria operaia, l'industrializzazione del mondo pastorale, soprattutto caseario, ha portato ad una situazione in cui i pastori sono praticamente degli schiavi. Gli allevatori fanno un prodotto (il latte, ma anche il formaggio, la carne, la lana) del quale non decidono più il prezzo. Spinti dalle politiche comunitarie e regionali ad ammodernare gli impianti attraverso l'accesso a un credito dalle regole spesso nebulose e cangianti nel tempo, sono indebitati sino all'osso e si vedono portar via le case, le aziende. È un sistema che si sta mangiando da solo e che si trasforma, davanti alle nostre macchine da presa, nella metafora di tutto il mondo della produzione alla fine della corsa capitalistica alla produzione: o si cambia e si torna, sì in un modo moderno, al passato cioè alla piccola produzione tipica, alla differenziazione dei prodotti, anche alla lavorazione in proprio delle merci, oppure questo mondo è destinato a scomparire. Percorrere, attraverso il cinema, il difficile territorio di un processo che è insieme economico identitario e culturale è una responsabilità che come registi non vogliamo eludere. Non si tratta di aderire ad una parte ma di abbracciare una causa di valore generale, con responsabilità da intellettuali fabbricanti di storie di immagini e di sguardi. Del resto nel cinema, come in ogni altra forma d'arte, se non si sceglie un punto di vista non si va da nessuna parte.

Testa o Croce/Capo e Croce

"Testa o croce" che diventa "Capo e Croce". Un gioco d'azzardo che i pastori giocano ogni volta che fanno investimenti per migliorare la propria condizione, che accettano i termini di una nuova politica europea, o decidono di non adeguarvisi. Un gioco di luci ed ombre che li vede protagonisti di un'immagine "folcloristicamente autentica della Sardegna" e allo stesso tempo discriminati come ribelli, simbolo di candore bucolico e allo stesso tempo di rozzezza e ignoranza, nonostante abbiano cresciuto, scaldato e mandato a studiare un popolo intero.

Luci e ombre. 
È stata, la nostra, una scelta quasi obbligata. Non riuscivamo a vederlo a colori questo film. Nemmeno moralmente. Vedere i pastori privati della libertà di circolare per il territorio nazionale in ragione di chissà quale prevenzione in favore dell'ordine pubblico, vederli prendere bastonate, perdere la casa, farsi prendere in giro e poi tornare in campagna a fare la vita dura che fanno, anno dopo anno, ci chiedeva ad urla di toglierlo, quel maledetto colore che viene usato comunemente per divulgare l'immagine patinata della Sardegna così come i colori di un partito, di un sindacato, di una categoria sociale. Il bianco e nero rende uguali poliziotti e pastori, immersi nello stesso gioco di luce ed ombra. E anche la musica doveva essere stridente. La musica d'opera, espressione oggi tanto di cultura colta e borghese quanto di spot d'automobili (e non solo di lusso), era per noi essa stessa un altro di questi miscugli di moderno e antico per così dire "pasticciati". L'Opera può pubblicizzare una macchina o un profumo, ma può anche accompagnare delle immagini volutamente private dei loro colori, volutamente non belle come quelle che chiunque si aspetterebbe dai paesaggi della Sardegna, non colorate come ci si aspetterebbe da una manifestazione di migliaia di magliette azzurre e gialle, ma nere, bianche e grigie, come il gioco "contrastato" che si trovano a giocare i pastori. Mai riconosciuti nei loro diritti, se non altro dall'opinione pubblica, in quanto "liberi professionisti", ma schiavi moderni, al pari di minatori ed operai di un mondo che vuole spremere tutti e che, quando non può spremere da una parte, prende il volo e va a spremere altri, lasciando i territori senza lavoro e senza sviluppo.

Periodo e luoghi di ripresa

Il film è stato girato tra il luglio 2010 e il gennaio 2013, a Roma, Civitavecchia, Cagliari, Porto Torres, Olbia e in Sardegna, nelle campagne di Olmedo, Ruinas, Ovodda, Ollolai, Siliqua, Tramatza, Aidomaggiore, Nuraminis, Lanusei, Arzana.

Marco Antonio Pani

Nato a Sassari il 15 ottobre 1966. Dopo aver effettuato studi classici e artistici, si diploma come esperto nella gestione degli audiovisivi nel 1990. Lavora come aiuto operatore, operatore e montatore in tv private, poi come regista e sceneggiatore realizza più di trenta documentari turistici, archeologici e di storia dell'arte. Trasferitosi a Barcellona, si diploma nel 2002 in regia cinematografica presso il CECC (Centre d'Estudis Cinematográfics de Catalunya) e poi, nel 2007, in direzione della fotografia, presso lo stesso istituto.
Fra i suoi lavori spiccano: - il cortometraggio "Chinotto", vincitore nel 2000 del Premio Kodak al Festival Filmvideo 2000 di Montecatini; - "Las Puertas del Mundo Niño" (Premio Opere Nuove al miglior film al Festival Nazionale omonimo); - la docufiction "Els Pintors Catalans a Sardenya" (prodotto dalla Generalitat de Catalunya e dalla Televisione Catalana); - il cortometraggio etnografico "Panas" (Premio Avisa per progetti di antropologia visuale dell'ISRE di Nuoro, Premio al Miglior autore Sardo al Babel Film Festival, Miglior Regia al Puntodivista Film Festival di Sarroch); - il documentario biopic "Arturo torna dal Brasile" (per la fotografia di Paolo Carboni) col quale si aggiudica, tra gli altri, il Primo Premio al Concorso per progetti "Storie di Emigrati Sardi", il Premio al miglior film realizzato, allo stesso concorso, e il premio al "Miglior film di autore sardo" al SIEFF 2011, il Festival Internazionale del cinema etnografico, indetto dall'ISRE di Nuoro. Nel 2013, oltre a "Capo e Croce", firma il film di montaggio "Ìsura da filmà", su immagini di Fiorenzo Serra, con le musiche di Paolo Fresu.
Attualmente insegna regia cinematografica nella Facoltà di scienze della comunicazione dell'Universitat Internacional de Catalunya, a Barcellona (Spagna). È presidente dell'associazione Moviementu, rete-cinema-sardegna, che riunisce autori, maestranze, produttori ed esercenti operanti in Sardegna.

Paolo Carboni

Paolo Carboni, regista e produttore indipendente, a fine anni '80 si forma come operatore di ripresa video e collabora per diversi anni con emittenti regionali e nazionali realizzando programmi televisivi, rotocalchi di informazione e documentari ambientali. Nel 2000 fonda la casa di produzione Areavisuale e frequenta corsi sul cinema documentario tenuti dal regista Argentino Fernando Solanas realizzando i primi documentari autoprodotti: fra questi "Curraggia 28 luglio 1983" e "185 Giorni". Nel 2006 frequenta "Circus", corso di cinema tenuto dalla scuola Holden di Torino, per poi realizzare nel 2007 i documentari sociali "I giganti della Montagna", "Storie di donne" e "Circolare Notturna", documentario sul precariato notturno del capoluogo sardo.
Premi vinti con "Cattedrali di Sabbia": - 2013 Festival delle Terre - Festival Audiovisivo della Biodiversità: Premio Migliore Documentario; - 2012 Sguardi, Visioni, Storie: Premio Migliore Film; - 2010 Documenta, Festival del Film Documentario: Menzione Speciale; - 2010, Sardinian Sustainability Film Festival: Premio Migliore Mediometraggio Documentario; - 2008, Il Cinema Racconta il Lavoro: Premio Migliore Progetto.
Premi vinti con "Circolare Notturna": - 2008 Festival Internazionale del Cortometraggio di Siena: Premio "Kodak" Migliore Film, Premio delle Meraviglie "Veronica Locatelli"; - 2008 Malescorto: Premio Documentario Tema Libero; - 2008 Nickelodeon: Menzione Speciale della Giuria di Selezione; - 2008, Obiettivi sul Lavoro: Premio Migliore Film Documentario.
Paolo Carboni è fra gli ideatori e promotori del BabelFilm Festival di Cagliari il primo festival dedicato alle produzioni cinematografiche realizzate in lingue minoritarie.